La sintesi: Toro – Bologna 2-0

La partita

Il Toro ritorna a vincere in casa dopo un bel pezzo (non ci riusciva da due mesi) e, pur senza incantare, sblocca l’incomprensibile Belotti che stavolta tira poco e azzecca molto, per poi chiudere senza affanni grazie a un meraviglioso lungolinea di Vives.

Dopo un primo tempo sonnacchioso, in cui riesce a farsi notare il solo Baselli con un tiro da lontano che crea qualche grattacapo a Mirante (costretto a deviare in angolo), nella ripresa ci sono timidi segni di una pressione maggiore, pur frenata da un catenaccio pressoché sistematico del Bologna. Quagliarella combina poca roba e, quando si sveglia, è sfortunato: un bellissimo colpo di testa in torsione coglie la traversa e sembra appioppare definitivamente il segno del pareggio a un incontro poco esaltante.

Più che auspicabile prima e più che gradito poi risulta dunque il cambio Quaglia – Gallina: Maxi Lopez è ancora una volta decisivo per come riesce a portare avanti la squadra di 10-15 metri col suo modo di tenere biglia e dialogare coi compagni. Così intorno alla mezzora della ripresa Belotti, fino a quel momento soltanto volenteroso, controlla in modo alquanto sospetto il pallone (pare di braccio), ma la velocità di esecuzione e la sberla vicino al primo palo fanno decisamente a pugni con l’indecisione e la pessima vena di domenica scorsa. Va detto comunque che, se il goal era molto probabilmente viziato da un fallo nostro, l’arbitro aveva fino a quel momento fischiato sistematicamente a favore dei rossoblu, irritando non poco il pubblico.

Il Bologna di fatto non reagisce e crea meno problemi del previsto nonostante l’ultimo quarto d’ora sia generalmente infausto per il Toro, almeno in questo periodo; sono anzi i granata ad andar sull’orlo del 2-0 con Baselli (quasi subito dopo il goal del vantaggio) e con Belotti con un tiro che impegna ancora Mirante. Il raddoppio è però solo rinviato: al 91° Padelli s’improvvisa inconsapevolmente assist-man perché un suo rilancio coglie impreparato Maietta che sbaglia rovinosamente il retropassaggio al portiere: con l’ultimo scatto della giornata Vives, che probabilmente era lì solo per pressare, si avventa sul pallone, evita l’intervento di Mirante e dal fondo riesce a segnare con un tiro quasi impossibile. Finalmente un finale non infinito come al solito.

La curiosità

Non occorre essere un fine psicologo per suggerire ai giocatori di tenere la palla vicino alla bandierina del calcio d’angolo (quella avversaria, possibilmente) negli ultimi minuti quando il risultato è favorevole: la sfera resta il più lontano possibile dalla propria rete, si scoraggia l’altra squadra, si fa passare qualche secondo di tempo e magari, grazie al nervosismo degli avversari, si riesce anche a guadagnare una punizione. Pare che, almeno oggi, il Toro l’abbia capito. O almeno l’ha capito Molinaro, che a recupero appena iniziato ha fatto esattamente questo. Non ha trascorso tutto il recupero dalle parti del corner, ma apprezziamo comunque l’impegno e l’espediente. Sempre forza Toro.

Statisticamente (dati tratti dal sito della Lega Serie A)

Possesso palla: Torino 59% – Bologna 41%
Tiri in porta: 8-0
Tiri fuori: 2-3
Occasioni: 6-2
Angoli: 7-2
Ammonizioni: 0-1

Ancora sull’orlo della disperazione

La storia contraddittoria del Toro passa per uno dei suoi campionati più discussi e, per certi versi, squallidi: quello 1988-89, concluso una retrocessione ma, quel che è peggio, con la vicenda invereconda dei premi partita richiesti dalla squadra al presidente Borsano fresco di insediamento. L’incapacità quasi sistematica di ottenere risultati decenti in trasferta e l’eccessivo numero di pareggi in casa (spesso contro squadre meno quotate) impantanarono una squadra che, dato l’ambizioso mercato estivo, pareva avviata a conseguire almeno la qualificazione per le coppe europee che una sfiga cosmica e alcune mascalzonate arbitrali (su tutte il rigore subìto a Firenze e il goal annullato a Genova nella finale di Coppa italia) le avevano impedito di raggiungere nella stagione precedente.

Eppure anche in un anno così infelice e spiacevole il Toro abbozzò tentativi di reazione che ricordavano le ancora recenti sfuriate in Coppa UEFA e lo rendevano degno di tutt’altri contesti, strappando vittorie sofferte o lusinghiere nella prima metà del girone di ritorno, come vedremo, o nel tentativo d’una prodigiosa rimonta nelle gare conclusive del campionato, con l’appoggio di una Maratona sempre instancabile di volta in volta e persino commovente nell’ultima partita in casa. La prima, inattesa riscossa avvenne contro la Roma e per giunta a Roma, con una prestazione entusiasmante e il giovane Alvise Zago in eccellente giornata. Se i capitolini non si qualificarono quell’anno per le coppe europee, fu proprio perché persero col Toro all’andata e al ritorno:

Più sofferto, ma ancora più esaltante è il 4-3 inflitto alla Lazio, che nella 2a di ritorno fece sperare in un deciso cambio di marcia, come avrebbero indotto a presagire le stesse interviste dei giocatori a fine partita. Un incontro tremendo, da infarto, che pareva segnato dalla rimonta laziale (da 3-1 a 3-3):

(Continua)

Primavera non bussa, lei entra sicura

Mi vorrete scusare se rubo un verso a De André per commentare le ultime due partite della Primavera giocate all’Olimpico, ma questa squadra merita più d’un plauso, nonché la precedenza rispetto alla sintesi di Atalanta – Torino.

Contro i forti inglesi del Middlesbrough e senza due infortunati, costretto a rimontare un passivo di tre reti, il Torello si butta all’assedio dopo un primo tempo a reti inviolate e distribuisce in maniera intelligente le proprie forze, sottoponendo gli avversari a un forcing davvero degno di una grande squadra e mandando in delirio il generoso pubblico accorso a incitare la Primavera per tutta la partita.

Dopo i due esaltanti goal di inizio ripresa, frutto dei gagliardi attacchi dei ragazzi di Longo, un paio di errori in fase d’impostazione lanciano il Middlesbrough in contropiede e da una di queste disattenzioni nasce purtroppo la rete inglese, che sembra chiudere una volta per tutte il doppio incontro. Invece il Toro trova ancora le forze per segnare subito e sperare ancora, perché due reti lo qualificherebbero, e in due-tre occasioni sfiora pure il 4-1.

Poi la riscossa del Boro e un’espulsione mandano tutto all’aria definitivamente; il pari lascia alquanto l’amaro in bocca, ma il pubblico giustamente apprezza la prestazione di questi giovani e li applaude con calore dopo la fine della partita, ringraziandoli per l’emozionante tentativo di rimonta.

Più fortunata e foriera di un’identica tensione è stata la gara di Supercoppa con la Lazio giocata una settimana prima: il Toro ha giocato un po’ al risparmio il primo tempo anche in questo caso, ma dopo aver sofferto parecchio i biancocelesti nel primo quarto d’ora della ripresa (subendo un goal a secondo tempo appena iniziato), riesce a pareggiare con Berardi che scaglia violentemente in rete un prezioso assist di Martino.

Si va così ai supplementari con la Lazio ormai scoppiata dopo aver dato il massimo nei tempi regolamentari: il Toro, che ha saggiamente amministrato energie e foga, segna il goal decisivo con Bortoluz alla fine del primo tempo supplementare e poi sfiora reiteratamente anche il 3-1 (un’altra rete viene annullata a 10 minuti dalla fine). Stadio impazzito per il trofeo e per questa favolosa squadra, con il portiere Zaccagno che è ormai un idolo dei tifosi per i suoi interventi che han salvato la partita a inizio ripresa, nel momento più difficile.

Per vedere la sintesi della partita, fate un salto qui.

Per un altro filmato sulla Supercoppa, vedi qui.

Toro – Athletic Bilbao, Athletic Bilbao – Toro: la baraonda (terza parte)

L’intervallo è un momento di pausa ingannevole. Chi ci pensa, a fermarsi? Tutti cerchiamo di renderci conto: non solo stiamo giocando molto bene e gli avversari non ci stanno schiacciando, ma non è neppure così remota la speranza che fiocchi anche la terza rete.

I primi dieci minuti della ripresa danno quest’impressione; poi l’allenatore basco ci blocca le fasce con due sostituzioni perfette e l’attacco s’inceppa. Facciamo in tempo a sostituirne un paio anche noi e ci becchiamo subito il pari, con Padelli che si tuffa in ritardo e non blocca il colpo di testa del capitano avversario Gurpegi.

È entrato, mannaggia, è entrato. Passando sotto le gambe di Padelli. Un rasoterra, roba da pazzi. E dopo che Maxi Lopez aveva mancato per due volte la terza rete, non si sa più che pensare. Ora, se rimane tutto così, si va ai supplementari. Mi coglie un pensiero che mi raggela: e se finisse ai rigori, la perdessimo, e io dovessi tornarmene a casa da qui a piedi, visto che la metro sarà chiusa e di autobus non ne passeranno più? Nonostante il 2-2 appena subito, continuiamo a giocare alla grande, per cui riesco abbastanza bene a non pensarci.

Il resto della partita è un tentativo di riprendere il vantaggio che impallidisce, in confronto alla reazione imperiosa vista nel primo tempo. D’altronde ripartire all’attacco con Amauri davanti è come cercare di prendere la luna con una canna da pesca. Ci va anche di lusso, tutto sommato, perché i verdi pigliano anche la traversa negli ultimi minuti con Padelli da un’altra parte. I loro tifosi, però, più che esultare per il buon risultato ottenuto, sul finire della gara sfottono i gobbi in ottimo italiano. “Bravi”; “Grandi”, “Vi stimo”, “Mitici”, “Máximo respecto” gridiamo loro tra gli applausi.

Ad ogni modo un fiore di speranza non ce lo neghiamo e, all’uscita dallo stadio, pensare di vincere a Bilbao dopo aver visto cos’è stato capace di fare il Toro (almeno finché non si è sfiancato) non sembra neppure tanto un’eresia come poteva parere prima di questo incontro. Durante il ritorno in autobus un bambino con la sciarpa granata al collo commenta: “Non capisco niente di calcio”. “Se non tifi per i gobbi è già un bel passo avanti” commentiamo sorridendo. Non siamo propriamente ottimisti, ma i passeggeri non faticano a sorridere, la bellezza di quel che abbiamo visto ci balla ancora davanti agli occhi; la sfuriata d’orgoglio del primo tempo e la grinta del Gallina sono carte che possiamo giocarci anche al ritorno.

(Continua)

La sintesi: Atalanta – Toro 0-1

La partita

Il Toro dà finalmente un taglio alla serie negativa che si trascinava dal 6° turno e, pur complicandosi la vita nel finale, vince su un campo dimostratosi finora assai ostico. Tutto sarebbe bene essendo finito bene, ma i dubbi su un attacco che sciala in grande impediscono di riporre particolare fiducia in una squadra che attinge a vette di insicurezza raramente esplorate.

Fin da subito, quasi direi dal calcio d’inizio, il volenteroso Belotti spreca occasioni che da tempo il Toro non costruiva con tanta frequenza ed efficacia; il secondo, in particolare, su un passaggio teso e geniale di Bruno Peres, fa pensare subito al peggio e, quando la moviola impietosamente vi si sofferma, mette i brividi tanto al puro tifoso quanto a un gourmet dell’attacco. Per fortuna l’Atalanta non aveva in programma tiri in porta per oggi, o quasi, e la regola “goal mangiato goal subito” è rimasta pertanto inapplicata.

Belotti, invece, che pure si danna come un maledetto per tutto il campo, ha ancora in serbo per noi una traversa e, nella ripresa, un palo che purtroppo sa più di grossolana imprecisione che di sfiga pura e semplice, ma se il Gallo granata continua il suo spettacolo a rovescio, cosa si dovrebbe dire di un Quagliarella che ormai limita l’impegno a una passeggiata domenicale (quando il Toro non gioca un anticipo o un posticipo in altri giorni, ben s’intende)?

Insomma, visto che di riffa o di raffa gli attaccanti deludono, a segnare deve pensarci Glik Bovo, mai come in quest’occasione sostituto procuratore di goal, con un tiro al volo centrale e di rara efficacia con rimbalzo assassino in omaggio. L’1-0 potrebbe essere ingrossato a piacere se solo non avessimo i consueti problemi offensivi, oggi comuni anche all’Atalanta (o a Dennis, per lo meno, che nell’unica occasione seria capitatagli si produce in un’imitazione di Belotti mirabilmente riuscita dilapidando il pallonetto risolutivo a lato).

Il forcing finale dei nerazzurri, ampiamente aiutato dalla tremarella granata che è diventata un classico negli ultimi minuti di partita da almeno due mesi a questa parte, non produce comunque affanni per Padelli anche se mette brividi assortiti ai tifosi, ormai avvezzi a soffrire e a imprecare soprattutto durante le partite che il Toro avrebbe dovuto chiudere da un pezzo.

La curiosità

In una gara come questa, che avrebbe potuto finire comodamente sul 4-0 per noi e invece per poco non si è chiusa ingloriosamente sull’1-1, la curiosità è una sola: ma Belotti come ha fatto? Ha un metodo particolare e infallibile per divorare i goal?

Vabbè, va. Consoliamoci con il remix della partita:

 

http://v9.tinypic.com/player.swf?file=9k5ybm&s=9

Statisticamente (dati tratti dal sito della Lega Serie A)

Possesso palla: Atalanta 52% – Torino 48%
Tiri in porta: 1-5
Tiri fuori: 5-5
Occasioni: 3-6
Angoli: 10-3
Ammonizioni: 2-1