La sintesi: Torino – Bologna 5 – 1 / A proposito di equilibrio

Re-inaugurare lo stadio Grande Torino con 9 reti in due partite, tra Coppa Italia ed esordio casalingo in campionato, è certamente impresa più degna dei tracolli inflittici da Sassuolo e Napoli negli ultimi impegni domestici del campionato scorso: con le due goleade il Toro salda un debito non piccolo con gli Invincibili, diverte un mondo il pubblico e rimette subito a posto la classifica (cosa che non guasta, credete) mostrando i denti e le unghie.

Lo zampino di Mihajlović è infatti chiaramente avvertibile sia nel bene che nel male, dalla difesa che si trascura ancora un po’ troppo fino all’attacco che tenta in ogni modo di arricchire il bottino anche quando siamo in vantaggio: l’allenatore serbo ha già munito il Toro d’una personalità, magari a suon di urlacci e di rimproveri non precisamente oxfordiani, ma con una voglia di rischiare e cambiare la sorte che dovrebbe essere il fulcro del nostro DNA e troppo spesso ci aveva fatto difetto negli ultimi tempi. O meglio nei penultimi, visto che ormai ci stiamo avvezzando al metodo di Siniša.

Fresco di convocazione in nazionale, Belotti macella il Bologna e per la prima volta è capocannoniere in A, trascinando una squadra che dopo la prima sconfitta era già spacciata per immeritevole dai tifosi pessimisti (l’importante, ora, sarà non gonfiarci né considerarci da Europa League dopo la prima vittoria, ndr). Il Gallo perderà anche la fama di rigorista sbagliando il secondo penalty in due partite, ma è sempre più un folletto d’area; del pari indemoniato, Martínez gli fa eco sbloccando il 2-1 con cui s’era chiuso il primo tempo e giocando in maniera molto più convincente del solito; Baselli rimedia in parte, con la rete segnata nel finale, allo svarione che aveva permesso agli emiliani di pareggiare al 32°.

La settimana dei mugugni, amplificati oltretutto da un mercato completamente fermo, sotto l’influsso d’un 5-1 e degli ultimi acquisti può trasformarsi facilmente in quindici giorni di rosei presagi, ma sarebbe il caso di segnalare che tra la squadra che le ha prese per un pelo a Milano e quella che ha saccagnato il Bologna non corre tutta questa differenza: la vittoria sonante e la facilità con cui Belotti e compagnia attaccante hanno schiantato gli avversari non deve farci scordare le imbarcate in difesa che non sono certo mancate anche nella seconda partita (e non ci si riferisce solo al goal subito, che ha tenuto in bilico l’incontro e sulle spine i tifosi fino al 53°), così come le voragini di una settimana fa imputabili a Molinaro e Moretti non dovevano farci dimenticare la reazione maestosa, quasi travolgente, sfoderata sotto di due reti da un Toro finalmente meritevole del proprio nome.

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