La sintesi: Torino – Sassuolo 3-0 / Sassol nella manica

 

 

 

Dopo la prevedibile vendemmia anticipata contro il Trapani e il deludente pari di Bologna, dove ha dato l’impressione di trattenersi e sprecare inutilmente energie, il Toro si è di nuovo sfogato a dovere contro il Sassuolo, ritrovando in parte il gioco arioso predicato da Mihajlović e la furia dimostrata dallo stesso tecnico dopo la prima sostituzione dell’incontro (con un violento quanto comico siparietto con Castellazzi e Lombardo a suon di spintoni, per l’ilarità dei cronisti) poiché, per un errore della panchina, Acquah era subentrato all’eccellente Rincón anziché a Obi. Il quale, ironia della sorte, ha poi chiuso e suggellato la gara con la rete del salutare 3 a 0. 

Nota a margine: la condotta e, in genere, l’atteggiamento di Mihajlović possono non piacere ed è giusto che si dissenta dall’animosità grezza e feroce del serbo. Ma questa volontà di tenere saldamente la partita, di non guastarla con uno svarione quale può essere un errore nella scelta dei numeri dei giocatori da sostituire, questo caratteraccio che può aver ricordato intemperanze ormai immerse nella bruma dei ricordi (non vorrei bestemmiare e non l’ho mai visto, se non in qualche video, ma Ferrini? Giagnoni?), per il tifoso del Toro hanno o dovrebbero avere il loro peso. Forse anche per questo durante le nostre partite avvertiamo una certa tensioncina che non avvertivamo ai tempi di Ventura e tanto meno prima, salvo forse nel primo anno di De Biasi.

 

Nel primo tempo il Toro è partito benino e ha attaccato per una ventina di minuti, sciorinando qualche bella discesa sulla destra con Iago e De Silvestri e accarezzando il gol del vantaggio in un paio di casi, senza peraltro avvicinarvisi troppo; dopo questo preambolo prettamente granata, il Sassuolo ci metteva la classica pezza chiudendo prima i varchi, quindi prendendo possesso del centrocampo e costringendo i granata a chiudersi con qualche imbarazzo.

I neroverdi esercitavano così una pressione pesante e continua, ma senza sussulti né brividi, che è durata per venticinque minuti con poche interruzioni da parte nostra fino all’azione perfetta partita dal sombrero di N’Koulou e, mercé il cross ispiratore di De Silvestri, illuminata dal gol stupendo di Belotti che ha lasciato lo stadio e gli altri spettatori a bocca aperta: quasi una sorta di risarcimento per il pubblico, che fino a quel momento aveva assistito a uno spettacolo di indiscutibile bruttezza (anche più avvilente di Bologna-Toro) e intorno al 40° aveva fatto sentire qualche fischio. L’asso nella manica, se non s’era capito.

Gli attacchi insistenti del Sassuolo hanno occupato anche gran parte della ripresa, ma quasi a voler esaltare più la vena della difesa granata più che a dimostrare la buona volontà degli emiliani (a conti fatti, ha tirato molto di più in porta il Toro dei tignosi ma inconcludenti avversari).

Stavolta, però, a differenza di quanto era avvenuto nei primi 45 minuti, nei secondi la disposizione tattica delle due formazioni era giustificata dallo sblocco del risultato e la partita divertiva molto di più, con azioni e controazioni serrate e diversi rovesciamenti di fronte che accendevano e speziavano il confronto. Si respirava una certa inquietudine per via del continuo martellare sulla nostra trequarti, ma Moretti, N’Koulou, Obi, Rincón, De Silvestri hanno retto magnificamente all’assalto prolungato dei sassolesi, che all’atto pratico han fatto molto fumo e poco o nessun arrosto.

Prima del secondo goal c’è stato tempo di vedere all’opera il VAR, che ha indotto Mazzoleni a negarci un rigore inizialmente assegnato per un mani risultato poi involontario; poco male, perché sarebbe stata una decisione ingiusta e avrebbe sporcato la vittoria. Così, invece, tutto è filato liscio: il facile 2-0 di Ljajić è arrivato grazie a uno svarione di Duncan e a un assist di Iago Falque, in ottima vena, mentre la terza rete, a cura di Obi, ha chiuso a mo’ di firma sulla partita l’ennesimo contropiede, dopo un dribbling notevole del Gallo con passaggio orizzontale a tagliar la difesa.

A titolo di cronaca, per poco non è arrivato anche il goal dell’esordiente Edera, che appena entrato in campo ha avuto un’occasione clamorosa (purtroppo sciupandola) quando il risultato era ancora sull’1-0; inoltre il VAR ha invertito un secondo responso arbitrale a partita ormai decisa, trasformando un rigore per il Sassuolo in una segnalazione di fuorigioco stra-millimetrico e nel conseguente fallo a favore del Toro.

Ora il Sassuolo non è il Barcellona né il Real Madrid e, com’è giusto, i comprensibili entusiasmi vanno prudentemente frenati: un risultato bello e rotondo come un 3-0 non deve né può nascondere che per lunghi tratti del primo tempo i granata han faticato parecchio non dico a imporre il gioco, ma anche solo a rompere l’assedio dei neroverdi, cosa che per fortuna son riusciti a fare assai meglio nella ripresa. La mezza rovesciata risolutiva del Gallo, però, aveva messo una sorta d’ipoteca tattica sui successivi 45 (pardon, 51) minuti, indirizzando di fatto la contesa ed esonerando la squadra dall’obbligo di attaccare ad ogni costo. Immaginatevi cos’avrebbe potuto significare invece ripartire dallo 0-0 e giocare un secondo tempo sulla falsariga del primo, con i tifosi sempre più impazienti per il gol che non arrivava e le sterili azioni d’attacco imbastite fino a quel momento.

La buona, anzi perfetta prova dei difensori dovrà inoltre essere verificata contro attacchi e attaccanti più validi e confermata contro altri di pari e minor vaglia: se la partita di oggi mette allegria anche per ragioni statistiche, dal momento che il Toro non riusciva a concludere imbattuto un incontro da ben 20 partite di campionato (l’ultima volta era accaduto proprio a Sassuolo), l’eccezionalità dell’evento “zero gol subiti” è e rimane comunque allarmante.

Per saltare dalle considerazioni sul futuro prossimo a quelle sul futuro e basta, si può dire che ai posteri passerà la meravigliosa prodezza belottiana, nel novero delle curiosità finirà la sfuriata del mister post-sostituzione, all’archivio statistico andranno i due rigori concessi dall’arbitro e poi negati dal VAR: insomma, una partita che nella sua apparente normalità ha discrete chance di restare nella memoria.

Statistiche  (dal sito della Lega Serie A)

Che sia stata una bella gara – almeno nel secondo tempo – si evince dal dato sui tiri totali (14 a 14) e da quello sui tiri in porta (7 a 4). Il computo degli angoli dà un curioso riscontro (5 a 11: è una bella cosa che gli avversari non ne abbiano approfittato), mentre il possesso di palla denota un maggior equilibrio (52% a 48%). Due i minuti di recupero nel primo tempo, addirittura sei nella ripresa (per compensare il tempo utilizzato per le due valutazioni con il VAR).

 

 

Aggiungi un commento:

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.