Toro – Sassuolo 3-2 / Lotta e risposta

Il paradosso: quando il sesto/settimo posto era scansato da mezza serie A perché i posti in CL erano ormai già assegnati e i preliminari di Europa League comportano la ripresa degli allenamenti e delle partite fin dal luglio successivo, spesso il Toro recuperava posizioni e poi si adeguava mirabilmente al ciapanò generale perdendo le partite decisive (vedi Atalanta – Torino 2-1 sul finir della stagione scorsa); ora che giocarsi l’EL significa anche avere qualche chance di andare in Champions non bastano neppure 60 punti a due giornate dal termine e una grinta finalmente recuperata per garantirsi l’ultimo posto disponibile per le coppe europee.

Magicamente, negli altifondi della classifica non perde più nessuno, anzi vincono tutti (persino contro i pluricampioni consecutivi plastificati, come ha dimostrato la partita di domenica sera). Di modo che, con tutto l’affanno e la fatica che ci stanno costando queste ultime partite, la nostra sorte è appesa a una finale di Coppa Italia tra Lazio e Atalanta. Dunque non siamo neppure, come suol dirsi, padroni del nostro destino.

Il posticipo serale è andato com’è andato. Nella partita del mattino, invece, il Toro si è lodevolmente dannato per rimontare due volte un avversario non certo battagliero, ma nemmeno disposto a farsi sbranare.

Essendo salvo da un pezzo, infatti, il Sassuolo non lottava per un bel niente e ha potuto giocare rilassato, al contrario dei nostri che, va detto, se la son complicata in tutti i modi: prima un rigore generosamente assegnato da Giacomelli è stato tirato sulla traversa da Belotti, forse mosso da spirito di giustizia; poi è arrivato nella sorpresa generale il gol di Bourabia, espulso pochi secondi dopo per aver esultato sollevando la maglia (era stato già ammonito).

Forse l’arbitro ha esagerato, ma qualcuno ricorderà un cartellino rosso mostrato a Muzzi per lo stesso motivo in un Toro-Mantova nel primo anno della presidenza Cairo: il vecchio cannoniere aveva già ricevuto un’ammonizione e, dopo aver segnato, s’era preso la seconda per essersi tolto la maglia. Normale applicazione del regolamento, insomma.

Fin lì e, per tutto il resto del primo tempo, i granata hanno attaccato, ma senza cingere d’assedio gli avversari: due parate di Consigli e il ritorno in campo di Iago Falque (al posto di Ansaldi infortunato) hanno fatto da contorno al solito primo tempo mazzarriano, conclusosi mestamente sullo 0-1.

Visto quel che è successo dopo, potranno fiorire le consuete leggende su quel che l’allenatore avrà detto ai ragazzi negli spogliatoi, magari sbatacchiando contro il muro chi si è impegnato di meno; fatto sta che il Toro è risceso in campo con un piglio diverso, dimostrato dalla rovesciata di Belotti a inizio ripresa, che ha fatto drizzare la testa non solo a noi che osservavamo allo stadio o in virtù dello streaming, ma anche a Consigli, che ha dovuto rispondere a quella stoccata con un intervento alla Sirigu per schiaffeggiare il pallone e mandarlo sopra la traversa.

Il Gallo deve aver qualche ruggine col Sassuolo, perché negli ultimi tre anni – contando anche quella che seguirà – ha già tentato quattro spettacolose rovesciate contro i neroverdi (la prima, nel 2016/17, finì fuori d’un soffio). E non si è limitato (si fa per dire) a questo: dopo aver fallito il rigore e costretto Consigli al classico colpo di reni, ha sfruttato l’opportunità più semplice per pareggiare. L’1-1 richiedeva, più che tecnica precisione o freddezza, un buon senso della posizione. Belotti ce l’ha e ha anticipato tutti su un pallone proveniente dalla destra.

Tolto finalmente il freno a mano imposto alla squadra nei primi 45 minuti, partiva l’assalto per realizzare il 2-1, ma con risultati deprimenti: Zaza e Berenguer si trangugiavano diverse reti per cui era già pronta anche l’esultanza (possibilmente senza cavarsi la casacca di dosso, grazie) e l’ingordigia veniva punita da un’azione casuale del Sassuolo, l’unica nel secondo tempo. Boga punta Moretti presso la linea di fondo, lo salta, si porta verso l’area piccola e tira: Sirigu respinge, ma proprio su Lirola che, trovandosi spalle alla porta, tenta burlescamente un colpo di tacco; il pallone sbatte addosso al nostro portiere, s’impenna ed entra in rete, vanificando ogni possibile intervento di Izzo che si trovava sulla linea, ma non aveva il tempo per saltare e colpire la palla di testa.

L’1-2, benché restasse ancora tempo per recuperare contro gli avversari in dieci, pareva un invito a gettare la spugna: troppe squadre davanti per un posto in EL, una partita che doveva essere una passeggiata e si stava trasformando in un incubo, la difesa che accusava imbarazzanti colpi a vuoto e, dall’altra parte del campo, un Consigli apparentemente insuperabile.

L’incanto nefasto durava fino all’80°, quando Meite ha liberato Zaza che, una buona volta, ha sfruttato l’occasione e pareggiato con un rasoterra pulito pulito. Questo gol, curiosamente trovato in contropiede, è stato il preludio al secondo canto del Gallo, che al limite dell’area si è ritrovato davanti un pallone a mezza altezza e ha bissato la rovesciata di trenta minuti prima: stavolta la botta era più secca e Consigli riusciva solo a toccare il pallone, non a levarlo dalla rete che si gonfiava ancora. Tripudio del pubblico e menzione d’onore per De Silvestri, che aveva già servito a Belotti non solo la rovesciata precedente (e pure quella di due anni fa, sempre contro il Sassuolo), ma anche l’assist per l’1-1.

Sul 3-2 c’erano ancora nove minuti e il recupero da giocare, ma il tempo restante serviva giusto per rivedere più volte il gol decisivo e rendersi conto di ciò che il Toro è riuscito a compiere. Il record granata nei campionati coi tre punti è solo uno dei tanti motivi per cui gioire anche se, molto probabilmente, questa squadra non conquisterà un posto in Europa.

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