La sintesi: Torino – Cagliari 5-1 / Devastanti

Arieccoci: il Toro di Palermo, presente ma incompiuto a Udine e prima ancora contro la Lazio, è tornato a divertirsi e a incantare i propri tifosi al Grande Torino con una prestazione travolgente, di certo agevolata da un avversario sì di pari forza sulla carta, ma disposto tatticamente in modo così scriteriato da fornire a Mihajlović un’occasione imperdibile e favorita da una partenza furiosa, arrembante, felicissima non solo perché coronata da due reti in dieci minuti, ma perché accompagnata costantemente da una ricerca inesorabile della segnatura.

È probabile che stavolta, in vista dell’ennesima, inopportuna pausa di quindici giorni netti per cedere il passo alle amene partite della nazionale, il Toro abbia dato fondo a tutte le proprie forze e premuto sull’acceleratore per tutto un tempo, limitandosi a controllare facilmente nella ripresa. Certo è che non andiamo in sollucchero se pensiamo di dover fermare le macchine affinché Ventura e soci affrontino il Liechtenstein (il Liechtenstein, signori!) e poi riempiano il vuoto seguente con l’amichevole più lussuosa possibile, quasi a giustificare sittanto spreco di tempo. Il tutto con la puntuale spremuta dei nostri migliori elementi e il rischio di vederli tornare acciaccati dai proibitivi impegni di matrice azzurra, oltre che comprensibilmente sovraccarichi e spompati. Alé.

Torniamo a sorridere: pur ottenendo risultati discordi, la squadra non è cambiata da una partita all’altra: nonostante il rientro di Castan, errori in difesa se ne son visti pure domenica scorsa, anche da parte di Hart (forse bisognoso di un corso accelerato per gestire i palloni scivolosi), ma quel che si è visto e si vede dal centrocampo in poi è da raccontare e conservare bene nella memoria: passaggi di prima, triangoli al velluto, idee eccellenti e gagliardamente eseguite, una voglia (spesso mutata in realtà) di portar via il pallone all’avversario in ogni zona del campo: il Cagliari gioca come il Cagliari e l’Inter come l’Inter, ma se quel famoso mercoledì, anziché rinunciare a giocare, avessimo sbranato i portatori di palla come è avvenuto contro i sardi… Neppure dopo il goal del 3- 1 costoro han dato l’impressione di tornare in corsa; anzi c’è mancato poco che, subito dopo, Iago Falque infilasse in porta un assist un po’ troppo lungo del Gallo e congelasse la partita prima dell’intervallo.

Tutti i migliori granata del momento hanno contributo al risultato direttamente: Ljajić con un pallonetto dalla traiettoria a dir poco sbalestrante; Benassi con un tiro all’angolo dopo aver recuperato di prepotenza il pallone; Baselli con una staffilata in mezzo all’area, degna chiusa di un’azione corale straripante eppur ragionata, con gli avversari allo sbando; Belotti con due reti di cui una segnata di forza, dopo un primo tiro respinto, e l’altra grazie a un rigore che gli era stato affidato per riacquistare fiducia con la massima punizione. Assieme al rigore è arrivata anche l’espulsione di Dessena, che ha addirittura scansato con una mano il braccio dell’arbitro mentre questi lo stava ammonendo per proteste.

La sindrome della cinquina (intermezzo personale)

E sono sei! No, non abbiamo fatto un altro goal nel frattempo (la partita è ormai finita da un pezzo); mi riferisco invece alle volte in cui il Toro ha sistemato per le feste agli avversari con cinque reti da quando seguo le partite al pub: in ben cinque casi, per la mia esultante disperazione, me l’ero perso. Con la goleada sul Cagliari, per fortuna, questa simpatica (ma mica poi tanto) maledizione si è finalmente interrotta.

Eccovi le cinquine suddette in ordine non cronologico, ma di rosicata a decrescere:

1) Toro – Samp 5-1. ’14-’15. Certo la perdita più dolorosa. Non solo perché trattasi di successo dilagante ottenuto contro una squadra che mi sta violentemente sui tommasei (come li chiamava Leopardi), ma perché in quell’occasione ero rimasto costretto a casa per lavoro, per colpa di una esecrata correttrice (o correttruce come la chiama il sottoscritto) che aveva disseminato di correzioni e cazziatoni la mia bozza d’un manuale didattico. Mi ero dovuto rivedere tutte le sue modifiche, dovendo renderne conto già il lunedì seguente, mentre il Toro furoreggiava con la quaglia, Bruno Peres e – incredibile visu – Amauri! La mia animaccia perseguiti per l’eternità (o quantomeno per un bel pezzo) la correttruce scocciatrice, dal momento che mi ha privato d’un momento di profonda gioia: ricordo bene gli SMS di una sorella granata che mi avvisava ad ogni goal, e la mia reazione mista (un pugno alzato in segno di giubilo e l’altro a batter l’anca per non aver assistito a un Toro dilagante almeno al pub);

2) Copenhagen – Toro 1-5. ’14-’15, decisiva per la qualificazione ai sedicesimi di EL. Afflitto da febbre alta, un raffreddore da ascì pazz’ e una faccia gonfia come una zampogna, quella volta ho seguita la gara alla radio dopo aver deliberato, il mattino prima della partita, di restare a casa per non aggravare la già avvilente situazione sanitaria. Perdersi una cinquina è già sgradevole, ma perdersela in Europa rode ancora di più.

3) Udinese – Toro 1-5, ’15-’16. Partita ininfluente ai fini del campionato (ormai salvi, ma anche esclusi da qualsivoglia obiettivo, incluso il passaggio diretto al quarto turno di Coppa Italia dell’anno successivo). Assieme a Copenhagen-Toro, tra l’altro, è stata una delle rarissime occasioni per vedere due goal della Lontra nella stessa partita. Quella volta ho saltato l’amena cinquina perché ero occupato a risistemare il computer dell’amica di un’amica. Il tutto mentre, puntualmente, l’amica n. 3 (la sorella granata di cui più sopra), mi ragguagliava di rete in rete sulle meraviglie di Belotti, Martinez e della squadra venturiana, normalmente tanto avara di emozioni e di prestazioni spettacolari.

4) Toro – Cesena 5-0. ’14-’15, ultima di campionato e addio agrodolce alla formazione che aveva vinto a Bilbao e fatto vacillare il presuntuosissimo Zenit. Altra partita perfettamente inutile, dato che ormai eravamo fuori dai giochi per una nuova partecipazione alle coppe europee. Quella volta l’avevo saltata in quanto ero di cattivo umore per altri motivi e perché ormai non c’era più modo di entrare in Europa League, salvo fallimenti a catena delle squadre qualificate per quel torneo.

5) Toro – Bologna 5-1, ’16-’17. Mi trovavo a una festa, per giunta a me dedicata, ragion per cui non potevo posporla al Toro (nonostante ci avessi spudoratamente provato, ndr). All’uscita dal locale, mentre ero in auto, mi sono arrivati due sms in una botta sola: il 3-1 di Martinez (ancora la Lontra, cui le cinquine s’addicono ancor più che il lutto a Elettra) e il 5-1 finale ad opera del Gallo telecomandato in zona goal (Gallo c’è-drone). Al ristorante, infatti, non c’era campo e il telefonino non prendeva neanche le farfalle.

Statistiche a freddo (dal sito della Lega Serie A)

Bene. Per una volta il possesso di palla è ampiamente di marca nostrana (il 66% contro il 34% dei cagliaritani, che a un certo punto hanno tirato palesemente i remi in barca), ma per avere un’idea più precisa di come il Toro abbia schiantato gli avversari tocca confrontare il numero dei tiri complessivi: 18 – di cui metà in porta – contro 9. Molto più equilibrato, per ciò che può valere, il conteggio dei calci d’angolo (5 a 4), ma con un Toro così fragile in difesa anche questo dato rivendica una qualche importanza. Significativo anche il confronto riguardante i palloni recuperati (33 a 16), una delle spie dell’andamento di questo incontro; sfuggente a qualsiasi rilevamento statistico, invece, la rabbia continua, scatenata e scatenante di Mihajlović, autentico ramarro dell’area tecnica, quasi un tifoso in panchina. Considerando la carica che ha trasmesso ai ragazzi, è stato un gran bene che l’allontanamento del nostro irruente allenatore al termine di Udinese-Toro non abbia comportato la sua squalifica e la conseguente assenza durante questa partita.

Bar Ricate (la partita vista in un locale)

L’altro giorno al bar, durante Toro-Cagliari, un amico del tutto disinteressato a qualsivoglia sport si meravigliava: “Ma date troppa importanza a una partita di calcio!”
E io, girandomi lentamente, gli ho detto pacato:

“Senti, XXX. [Lunga pausa] Ho visto Torino-Ravenna 0-4. Ho visto un Torino-Padova 1-2 che dovrebbe essere tramandato ai posteri solo in quanto negazione del giuoco del calcio.

Sono stato abbonato in quelli che Renato Zero avrebbe ribattezzato i peggiori anni della nostra vita granata.

Ho visto Cimminelli e Romero alla presidenza. Ho saputo di un Toro-Messina (1-3) con 18 spettatori [anche se questa è una vulgata gramelliniana, se non erro, perché ArchivioToro dice invece che i presenti a cotanto scempio erano 1.367]. Ho visto Nunziata, Larrondo, Barone, Pellicori, Pancaro, Fattori, Semioli, Florjancic, Barreto, Sassarini, Balesini, Petrachi, Dionisi, Marcao, Sandor, Magallanes.

Ama(u)ris in fundo, ho visto anche cinque anni di Ventura.

Ho visto cose che tu, umano, non puoi nemmeno immaginare. Ecco perché perdo il senno e la voce, ogni volta che gioca il Toro, specie quando finalmente gioca come dovrebbe sempre”.

Altre sintesi stagionali:

Palermo-Toro 1-4 – Spettacolo nello spettacolo
Toro-Fiorentina 2-1
 – Grinta e brividi
Toro-Roma 3-1
 (con bonus) – Col Gallo e il Falco il Toro vola
Toro-Bologna 5-1
 – A proposito di equilibrio
Toro-Pro Vercelli 4-1 – Come prima, più di prima?

 

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