La sintesi: Torino – Chievo 2-1 / Sulle gambe e sugli scudi

Altro incontro paventato dai più e altra partita controversa, questa contro il Chievo: al di là del punteggio, che fino a cinque minuti dal termine prometteva un finale tranquillo nonostante la pimpante prestazione dei veneti, il Toro ha faticato a imporre il gioco man mano che il tempo passava.

Certamente ben organizzati ma sorpresi dalle geniali invenzioni di Iago Falque, gli avversari le han provate tutte – in particolare nel secondo tempo – prevalendo più dal punto di vista fisico che per altri aspetti. Nell’occhio del ciclone (o meglio, della telecronaca di Sky) è finito più volte l’arbitro Chiffi, che ha lasciato picchiare e correre di tutto e di più, e non solo a sfavore del Chievo, invertendo parecchie decisioni e facendo infuriare i giocatori di entrambe le formazioni. In fin dei conti la mattana di Ljajić che s’è avventato su Cacciatore e l’ha fatto cadere (un episodio che puzza un po’ di sceneggiata, a dirla tutta) è stata causata da un rigore non assegnatoci sullo 0-0 (forse da una gomitata in faccia allo stesso serbo), mentre da una punizione non fischiata per un fallo palese su Belotti è nata l’azione che ha portato il Chievo in attacco prima e riaperto la gara a stretto giro di posta. Più che d’un arbitraggio a favore, sarebbe dunque meglio parlare di arbitraggio all’inglese e molto scadente.

Rettifica (parziale): come dicono e han detto molti tifosi, non ci piace vincere così. A ben vedere, gli episodi in cui il Chievo è stato sfavorito sono stati molti e particolarmente pesanti. Una delle due reti avrebbe potuto essere legittimamente annullata per fuorigioco e nella ripresa c’erano due rigori per gli ospiti (uno poi nettissimo, ossia quello con cui Chiffi avrebbe dovuto sanzionare il fallo di mano di Barreca). Spiace particolarmente perché, dopo la partita di Crotone, è segno che un atteggiamento arbitrale del genere non può essere un caso. Non c’è piacere in vittorie ottenute così; come sempre va tutto bene (ma in realtà non va bene per niente) quando l’avversario subisce questi colpi bassi e se ne lamenta, ma considerando come stanno le cose non è difficile prevedere che toccherà anche a noi identica sorte con altre squadre che contano più della nostra.

Per completezza, però, e a parziale rettifica della rettifica (vedete com’è stato complesso e abbondante di spunti questo Torino-Chievo!), ci sarebbero anche due azioni da cui sarebbe potuto scaturire un rigore per noi: quella già sopra ricordata che ha fatto imbestialire Adem e, su una punizione dal limite di quest’ultimo, un fallo di mani di Dainelli che si trovava in barriera. Roba meno plateale rispetto ai soprusi deprecati dal Chievo (e men considerata dai cronisti), ma pur sempre materiale da moviola.

Dopo un primo tempo equilibrato e ardente sul quale il Toro che ha puntato ogni carta (non è una novità, quest’anno) controllando abbastanza bene gli scalmanati clivensi, la doppietta di Iago Falque ha spostato il confronto su binari pressoché obbligati. Giova rammentare le due reti del Falco: la prima era una replica del goal di Belotti alla Roma, con una schiacciata di testa che raccoglieva un gran cross di Barreca (il Chievo ha da ridire su un fuorigioco di Castan che poteva influire sull’azione); la seconda era una meraviglia ancora più esaltante, con lo spagnolo che si accentrava in area di rigore e, col sinistro, disegnava una traiettoria alla Ljajić che sembrava telecomandata e faceva fioccare il 2-0 nel giro di tre minuti, con la sensazione di un’altra goleada in vista.

In vista della Coppa Italia e del temibile filotto di partite prenatalizie che ci attendono, però, non si poteva pretendere che i granata si sfiancassero nella ripresa alla ricerca di altre soddisfazioni. Inoltre il Chievo sostituiva un centrocampista per la punta Meggiorini, nostra vecchia conoscenza, ma soprattutto non si afflosciava di fronte all’inefficacia dei propri tentativi di rimonta. Hart, invero, è dovuto intervenire assai poco (si ricorda una parata tranquilla nel primo tempo su Castro e la deviazione in corner appena prima del goal subito), ma la pressione dei gialloblù è stata quasi incessante e ci ha permesso raramente di uscire in proiezione offensiva; le volte in cui ciò accadeva, poi, i nostri venivano fermati non sempre regolarmente e Chiffi non fischiava nulla (per spirito di compensazione, secondo alcuni, o per semplice imperizia secondo altri).

Il goal del Chievo lo segnava non il Meggio, sfortunato e infortunato dopo 25 minuti, ma il suo sostituto Inglese approfittando dell’ennesimo pisolino in area dei nostri su azione di calcio d’angolo. Chi s’è perso l’uomo, stavolta? Nell’attesa di risolvere il consueto mistero settimanale, non confidiamo più in un’edizione riveduta e corretta della nostra difesa, ma le siamo grati per aver evitato altre distrazioni nel poco tempo che ancora mancava. All’ultimo secondo c’è stata anzi un’ottima occasione (fortunatamente non decisiva) per Zappacosta, che certo non ha il dono del tiro e infatti, dopo aver rinunciato a servire Ljajić che era libero, è riuscito a scagliare fuori una conclusione comoda che avrebbe potuto rendere un po’ più soddisfacente la sofferta vittoria.

Statistiche a freddo (dal sito della Lega Serie A)

Per una volta c’è equilibrio nel possesso di palla, che il Toro ha tenuto per il 52% dell’incontro. Non sorprende perché, come detto, i granata hanno fatto di più nel primo tempo e abbandonato l’iniziativa agli ospiti nel secondo. In compenso han tirato di più (11 volte a 8), hanno avuto più occasioni da rete (8 a 6) e concluso in porta quanto gli avversari (4 a 4). Ingannevole, invece, il conto dei corner (10 a 2 per noi), mentre si segnala un nervosismo eloquente dei nostri, che han commesso fallo 15 volte a fronte delle 10 del Chievo. Al bel gioco mostrato per lunghi tratti si sono purtroppo aggiunte le consuete sbornie difensive, benché in misura minore rispetto alle ultime gare.

Bar Ricate (la partita vista in un locale)

Non sono un tifoso modello, neanche un po’: appena ho saputo che nel Chievo giocava in porta Sorrentino, l’ho tenuto d’occhio ben bene. Per chi non si ricorda, Sorrentino non è solo un nostro ex (e su queste cose, ormai, non ci si fa più neanche caso), ma è anche quello che, a furia di proteste, due anni fa ha convinto l’arbitro di porta ad annullare un goal di Maxi Lopez che era stato già ritenuto valido dal resto del mondo e ci avrebbe qualificato per l’EL, oltre a non danneggiare più di tanto gli avversari (il Palermo), cui a quel punto della stagione era ormai precluso ogni obiettivo.

Così, quando Iago Falque ha fiondato il pallone in porta, ho esultato e subito dopo ho scatenato più volte il gesto dell’ombrello, dedicandolo tutto all’estremo difensore; per la foga ho urtato col gomito una tazzina di caffè che è finita a terra, restando miracolosamente illesa. I tifosi lì presenti, divertiti come non mai, mi han detto bravo, approvando più che deprecare il gest(acci)o. Mi sono affrettato a chiedere scusa ai baristi, che peraltro non han dato segno di preoccuparsi più di tanto, ché ormai mi conoscono bene. Al secondo goal sono stato più tranquillo, ma una vicina di posto mi ha passato un calice dicendo: “Prego”. Nell’intervallo, nonostante il pericolo pubblico costituito dal sottoscritto (“per me il sambuca è un sedativo”), l’ottimismo dilagante induceva qualcuno a prevedere altre due legnate al Chievo.

A ripresa inoltrata e a goal clivense appena beccato, ho assistito con una certa qual apprensione ai disimpegni della nostra difesa, accompagnandoli di tanto in tanto con un “via!”, o meglio con un urlaccio disumano. Avevo accanto a me una signora sugli 80 anni, pure tifosa, che nonostante le mie intemperanze non faceva una piega; ad ogni mio sbraitamento mi riscusavo con lei, ma è più probabile che, anziché assordarla, la cosa la divertisse perché rideva.

Altre sintesi stagionali:

Crotone-Toro 0-2 – Toro e Crotoro
Toro-Cagliari 5-1
– Devastanti
Palermo-Toro 1-4
– Spettacolo nello spettacolo
Toro-Fiorentina 2-1
 – Grinta e brividi
Toro-Roma 3-1
 (con bonus) – Col Gallo e il Falco il Toro vola
Toro-Bologna 5-1
 – A proposito di equilibrio
Toro-Pro Vercelli 4-1 – Come prima, più di prima?

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